sabato 19 febbraio 2011

GAS

L'Italia che fa la spesa senza andare mai al supermercato
Il Gas, Gruppo d'acquisto solidale, non è un supermercato, né una bottega, né un mercato popolare… via Don Gnocchi, a due passi dallo stadio San Siro, zona residenziale e signorile. Sono le 10 del mattino di sabato. Un furgoncino si ferma davanti alla chiesa, scende un uomo di mezza età, che subito viene attorniato da una dozzina di persone. Da lontano la scena appare insolita, quasi sospetta. Da milanese diffidente sospetti l’incontro di un pusher con i suoi clienti.

Ma quando ti avvicini scopri che quelle persone sono sì a caccia di «roba», ma non di quella «roba», bensì di un genere ben più pregiato: frutta freschissima e biologica, verdura senza pesticidi, formaggi dai sapori intensi e raffinati. Quello pensavi fosse lo spacciatore, in realtà é uno dei produttori, che lavora a una manciata di chilometri da lì. Una signora apre la borsa ed estrae una bilancia. Inizia la spartizione: la famiglia Rossi voleva due chili di carote, la famiglia bianchi tre di perse e così via. Capita che i passanti, vedendo tanto ben di Dio, si mettano in coda. Pensano a un mercatino rionale o a una vendita ambulante, ma vengono cortesemente allontanati. Quella non è una vendita al dettaglio, ma il ritrovo dei membri di un G.a.s. ovvero di un Gruppo di Acquisto Solidale, per distribuire la spesa settimanale. Mezz’ora dopo è tutto finito e ognuna torna a casa con le sporte ricolme. Il passante osserva interdetto. G.a.s.? Che diavoleria è mai questa? Non è un supermercato, né una bottega, né un mercato popolare… Eppure questo é il modo con cui tra le 50 e le 70mila famiglie riempiono dispensa e frigorifero.
Un'altra Italia - I G.a.s sono associazione spontanee di persone che hanno deciso di dare un’impronta salutista e solidale ai propri acquisti di genere alimentari. Anziché recarsi al supermercato o al centro commerciale, si organizzano per comprare frutta, verdura, formaggi, ma anche riso, pasta, carne, pollame direttamente dai produttori locali, privilegiando quelli biologici e di prossimità ovvero il più possibile vicino alla città di residenza. Solidale poiché, così facendo, saltano gli intermediari e consentono al piccolo coltivatore margini più ampi, anziché quelli risicatissimi offerti da grossisti e grande distribuzione. Per intenderci: il ricarico tra il prezzo pagato al contadino e quello finale al consumatore oscilla tra il 400 e il 500%. Dunque, se un chilo di carote finisce sugli scaffali a un euro, al coltivatore ne vanno circa 20 centesimi, quando è fortunato. Talvolta le pressioni dei grossisti sono tali da costringerlo a vendere sotto costo. Con iG.a.s., invece, il consumatore risparmia o comunque non paga di più rispetto al supermercato, ha la ragionevole certezza di nutrirsi meglio e rende davvero etico e meritocratico l’impiego dei propri soldi.
Impegno personale - Una scelta affascinante, che però richiede qualche sacrificio. Ad esempio, una disciplina e spazi adeguati nell’ambiente domestico per stoccare la produzione. Al supermercato vai quando vuoi, qui invece no. L’incontro al sabato o un altro giorno diventa un rito inderogabile. Devi esserci e se sei via o salti un giro o chiedi a un altro membro del G.a.s. di ritirare le provviste a nome tuo. La scelta dei generi alimentari viene regolata secondo modalità diverse da Gruppo a Gruppo. Alcuni si avvalgono della prenotazione online, altri raccolgono le comande via email, altri lasciano fare al contadino seguendo i raccolti della stagione, con qualche aggiustamento personalizzato, del tipo: non voglio i cavolfiori, ma un chilo in più di lattuga. Insomma, si tratta di cambiare un po’ le proprie abitudini e di essere disposti a collaborare con gli altri. Non essendoci un manager, né distribuzione logistica professionale, il G.a.s. va animato e gestito dalle stesse famiglie che vi aderiscono; il che implica un minimo di attività sociale e organizzativa. Scambiarsi email, assumere iniziative, contattare i produttori, di tanto in tanto visitarli per verificare che siano davvero bio e non dei furbacchioni, indire o partecipare alle riunioni. Sempre più italiani pensano che ne valga la pena. E di solito non tornano indietro.
Successo crescente - Non essendoci un censimento, né un’organizzazione nazionale riconosciuta, é impossibile stimare con precisione il numero dei G.a.s e dei suoi membri, tuttavia, considerato che le famiglie sono composte da 3-4 persone, non é irragionevole stimare a circa 200mila gli italiani che hanno scelto questo stile di vita. Uno stile che, peraltro, asseconda l’indole nazionale. Gli italiani sono individualisti, ma non solitari. Hanno bisogno della compagnia, anzi di una cerchia chiusa – di amici o familiari – nella quale cercano protezione e conforto. Per questo all’estero sono facilmente riconoscibili: disordinati e caciaroni, uno va a destra, l’altro a sinistra, ma si muovono tendenzialmente in compagnia e dunque sempre con altre due,tre,quattro famiglie. A bene vedere i G.a.s. rispecchiano questa struttura sociologica. Permettono di scegliere liberamente sia con chi associarsi, sia a quali fornitori rivolgersi, ma non richiedono condivisione con altri gruppi e nemmeno l’obbligo di accettare altri membri. Ogni italiano può crearsi il proprio, assieme a quattro-cinque famiglie. Infatti, sebbene la maggior parte delle associazioni sia affiliata a Retegas, molte nascono spontaneamente e restano del tutto indipendenti, al punto di non essere rintracciabili nemmeno su internet.
Ecologia e famiglia - I G.a.s. nacquero nel 1994 a Fidenza e inizialmente erano tendenzialmente di sinistra o dell’area cattolico-sociale; ma con il passare degli anni questa connotazione é sfumata. Oggi non hanno orientamento politico. «Ci sono gruppi legati alle parrocchie, altri noglobal, alcuni tendenzialmente ecologisti o umanisti; ma ne vengono fondati sempre di più anche nelle zone borghesi», spiega Marco Benedetti, brillante animatore del Gas7 di Milano, quello che si ritrova in via Don Gnocchi. Ed é questo l’aspetto che colpisce di più. E’ come se nel Paese si fosse formata una nuova consapevolezza, che spinge i cittadini a premiare i produttori locali (non solo nell’alimentare, come vedremo nella seconda puntata dell’inchiesta), e al contempo un consumo giustamente critico, esigente, rispettoso della natura. Mercato ed ecologia, famiglia e innovazione, un Italia un po’ conservatrice e un po’ progressista o forse né di destra né di sinistra. Semplicemente, un’altra Italia, sorprendente e positiva.
di Marcello Foa
Fonte: ilgiornale.it

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