sabato 27 febbraio 2010

Affitti

CASA. Affitti alle stelle: +79% dal 2001 al 2009, dati Osservatorio Federconsumatori
Nel 2009 vivere in una casa in affitto costa il 72% in più rispetto al 2001, mentre la vita in una casa di proprietà è aumentata del 22%. Sono i dati aggiornati dall'Osservatorio Nazionale di Federconsumatori sulle variazioni dei costi per l'affitto e per il mantenimento della casa, dal 2001 al 2009.

Dunque, soltanto l'affitto, per un appartamento di 90 mq in una zona semicentrale di una città metropolitana, in 8 anni è passato da 610 euro mensili a 1090 (+79%); e sono aumentate anche le spese di condominio, di riscaldamento (da 81 euro mensili a 120), di luce, acqua e manutenzione ordinaria (quest'ultima è cresciuta del 262%). L'unico costo ad aver registrato un calo è il telefono, che è passato da 24 euro mensili a 21.

Il mutuo per una casa di proprietà, con le stesse caratteristiche, è passato da 450 euro del 2001 a 502 del 2009, con una crescita del 12%. Da ciò si evince che è proprio l'affitto a fare la differenza. Rispetto al 2008 addirittura i costi per l'abitazione di proprietà sono diminuiti del 10%, grazie soprattutto al calo delle rate dei mutui.

L'Osservatorio Federconsumatori ha calcolato anche le variazioni del costo delle abitazioni e delle annualità di stipendio necessarie per acquistare casa. Per l'acquisto di un appartamento di 90 mq in una zona semicentrale di una grande area metropolitana, si è passati da 15 anni di stipendio necessari nel 2002 a 18,4 anni nel 2009.

"Quello che emerge chiaramente da questo studio - dichiarano Federconsumatori e Adusbef - è che la casa continua a rappresentare uno dei problemi più gravi del Paese, sia per quanto riguarda le abitazioni in affitto che per quelle di proprietà. A registrare i maggiori disagi, inoltre, sono soprattutto i giovani che vogliono emanciparsi o che vogliono mettere su famiglia".

Per questo le due Associazioni dei consumatori chiedono al Governo urgenti provvedimenti che riducano il costo dell'abitazione, soprattutto per i ceti più deboli, dotando il Piano per l'edilizia abitativa ex DL 112/08 della necessaria provvista finanziaria. "A tale fine - chiedono i Consumatori - sarebbe opportuno che le imposte ricavate dal settore dell'edilizia residenziale pubblica (circa 180 milioni di euro annui) siano riversate allo stesso settore, contribuendo a creare un fondo costante nel tempo da incrementare con fondi regionali e locali, per far fronte alla pesante carenza di abitazioni per i ceti più deboli".

Link: Dall'Osservatorio Nazionale di Federconsumatori

2010 - redattore: GA

Fonte: helpconsumatori.it

domenica 21 febbraio 2010

In casa

Il letto sfatto uccide gli acari
Gli studi su come migliorare l'economia domestica hanno sempre occupato una parte fondamentale della vita di ogni abitante del pianeta terra. Oggi si può annoverare un grande passo in avanti nella lotta agli acari in camera da letto. I pigri di tutto il pianeta ringraziano; quelle persone che non sanno nemmeno cosa vuol dire rifare il letto; forse perchè non ne vedono l'utilità.

Pare infatti che non rifare il letto, ma limitarsi a cambiare le lenzuola quando portano con sé odori indefinibili, favorisce l'allontanamento degli acari della polvere, quegli animaletti invisibili a cui sono allergici più o meno tutti. Obiettivo della ricerca era quello di capire come eliminare le cause di molte fastidiose allergie. Lasciare il letto in disordine impedisce agli acari della polvere di proliferare, tagliando loro le riserve di acqua di cui hanno bisogno. Per farlo, questi minuscoli insetti usano piccole ghiandole poste sulla superficie del loro corpo. In media un letto è capace di ospitare ben 1,5 milioni di acari della polvere lunghi nemmeno un millimetro.

Un letto, in media, puo' ospitare fino a 1,5 milioni di acari della polvere. Lunghi meno un millimetro, questi insetti si nutrono di microscopiche porzioni di pelle umana e producono allergeni che sono facilmente inalati durante il sonno. Le condizioni ideali per la loro sopravvivenza e proliferazione sono il calore e l'umidita' del letto occupato da chi ci dorme - o del letto rifatto, coperto da lenzuola, piumini, eccetera. Gli acari hanno pero' difficolta' a vivere quando il letto e' "asciutto" ed esposto all'aria. Gli scienziati hanno sviluppato un modello al computer per capire come i cambiamenti nell'ambiente domestico possono ridurre il numero di acari della polvere nel letto. Ha spiegato il dottor Stephen Pretlove: "Sappiamo che gli acari possono sopravvivere solo sottraendo acqua all'atmosfera. Per farlo, usano piccole ghiandole poste sulla superficie del loro corpo. Una semplice abitudine come lasciare il letto sfatto durante il giorno elimina l'umidita' dalle coperte e dal materasso, disidratando e uccidendo gli acari".

"Nella prossima fase della ricerca testeremo nella realta' il modello computerizzato, sistemando delle colonie di acari in 36 case di varie regioni della Gran Bretagna per vedere come le abitudini quotidiane delle famiglie influenzano la sopravvivenza di questi animali. Il riscaldamento, l'areazione, l'isolamento termico potrebbero essere tutti elementi importanti. Lo scopo finale - conclude il dottor Pretlove - e' capire come eliminare gli acari e le allergie che causano, creando case piu' sane..."

P.Q.

Fonte. www.voceditalia.it

domenica 14 febbraio 2010

W la crisi...

SALUTE. Crisi, Altroconsumo: un italiano su dieci rinuncia a cure mediche
La crisi economica si abbatte sulle cure mediche: un italiano su dieci ha avuto difficoltà a saldare i conti e vi ha rinunciato. Le famiglie più colpite sono quelle a basso reddito, le famiglie monoparentali e quelle con malati cronici. Il dato emerge da un'inchiesta condotta da Altroconsumo su un campione di oltre 1.100 cittadini italiani fra i 25 e i 74 anni.

Un terzo di chi non ha avuto accesso alle cure mediche per motivi economici ritiene che questo abbia avuto conseguenze serie, soprattutto per i bambini. E quando la visita è indispensabile, si chiede un prestito o si taglia su altre voci del bilancio familiare. "Uno su dieci dichiara di aver dovuto chiedere un prestito, per il dentista (la più alta voce di spesa medica essenziale, in media 1.533 euro su base annua), per le visite oculistiche e acquisto di occhiali e lenti a contatto. Il 50% di questi si è rivolto a un familiare, uno su tre alla banca", sostiene l'associazione, che stima la spesa annua per la salute al 14% delle uscite di una famiglia.

Quando bisogna affrontare una spesa medica, si taglia su altre voci: "Il 40% del campione dichiara di aver rinunciato almeno una volta all'acquisto di capi d'abbigliamento. Più di uno su tre ha smesso di andare al cinema o al ristorante. Il 20% ha eliminato viaggi e vacanze". Fra le voci che vengono tagliate per curarsi, ci sono nell'ordine viaggi e vacanze, tempo libero e hobby, abbigliamento, acquisto o riparazione di mobili e lavori da fare in casa, acquisto o riparazione di elettrodomestici, ma anche un 4% di rinuncia al cibo di sufficiente qualità e quantità.

L'indagine presenta anche un confronto fra Italia, Spagna, Portogallo e Belgio: ne risulta che in Italia curarsi costa di più. Secondo Altroconsumo, infatti, fra i paesi presi in esame,l'Italia ha le più alte spese sanitarie a carico del cittadino: in media 273 euro al mese a persona, contro i 126 del Belgio, i 215 del Portogallo e i 233 della Spagna.

2010 - redattore: BS

Fonte: helpconsumatori.it

sabato 13 febbraio 2010

Salute 2

Tachipirina: cambiano i dosaggi nei foglietti
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha deciso di modificare i foglietti illustrativi della Tachipirina e degli altri medicinali contenenti paracetamolo, da solo e in associazione con altri principi attivi (come Efferalgan, Tachiflu, Sinegrip), per rendere più chiare le informazioni sulle dosi corrette da assumere...

Evitare sovradosaggi
Per evitare il sovradosaggio, che può portare ad effetti indesiderati anche gravi, è importante leggere sempre attentamente il foglietto illustrativo prima di assumere il farmaco, conservandolo sempre nella scatola fino a che il medicinale non è finito.

Gli schemi di somministrazione semplificati sono disponibili anche sul sito dell'Aifa.

Tanti nomi per il paracetamolo
Tachipirina, Efferalgan, Panadol, Sanipirina e Acetamol sono tutti medicinali a base di paracetamolo, un farmaco contro il dolore e la febbre disponibile in varie formulazioni (gocce, sciroppo, supposte e compresse). Quando assumiamo troppe compresse di un medicinale o più prodotti con nomi diversi, contenenti paracetamolo, diventa facile superare la dose massima giornaliera.

Assumere troppo paracetamolo è molto pericoloso: nei casi più gravi può comportare un danno anche grave al fegato e ai reni.

Massimo tre giorni, poi rivolgersi al medico.
L'AIFA raccomanda di assumere paracetamolo, alle dosi consigliate, per un massimo di tre giorni consecutivi. Dopo i tre giorni, se i sintomi persistono, è necessario consultare il medico, che valuterà la situazione e l'opportunità di proseguire col farmaco.

Il Centro Antiveleni conferma il pericolo
Nonostante il paracetamolo possa essere acquistato senza ricetta medica, il suo uso comporta spesso dei problemi. Il Centro Antiveleni di Milano, infatti, registra centinaia di errori di dosaggio, soprattutto a carico dei bambini. Proprio per questo nei bambini, soprattutto i più piccoli, l'uso di paracetamolo dovrebbe essere assunto solo su indicazione specifica del medico.

Fonte: www.altroconsumo.it

martedì 9 febbraio 2010

Inviti a cena...

Dimmi come inviti e ti dirò chi sei
Ospiti a cena? Attenzione alla serata che proponete, perché il modo di ricevere rivela molte cose sulla vostra personalità, sulle intenzioni che nutrite rispetto alla serata e su come considerate gli invitati. Se volete mantenere la distanza, proponete un caffè. Fare un invito del genere presuppone che vogliate trascorrere una porzione di tempo senza mostrare quasi nulla di voi. E’ un modo per non fare entrare l’ospite nella vostra intimità. E per uscire in fretta e con eleganza in caso di incontro sbagliato o di noia improvvisa.

Se invece desiderate studiare l’invitato e sondare le possibilità di un futuro (anche a breve termine), offrite un aperitivo. Preparate delle piccole tartine con del pane affettato, del formaggio e una rondella di pomodoro. Niente Happy hour casereccio con polpetta della settimana prima o lasagna sminuzzata. Il cibo serve solo a stuzzicare l’appetito. Un calice di vino -assolutamente bianco, consigliano i maitre francesi- vi porge l’occasione di osservare l’altro, di vedere come si muove, di approcciarlo senza troppo impegno. Il vino è considerato un “lubrificante sociale” . Aiuta la conversazione, favorisce l’avvicinamento e regala ai timidi quel pizzico di coraggio necessario a partecipare ad una conversazione. Questo, ovviamente, a patto di sorseggiarlo con grazia, in quantità limitata. Attaccarvi alla bottiglia nella speranza di diventare più brillanti è un modo sicuro per evitare di proseguire in qualsiasi cosa. Tranne che in un profondo sonno.

Quando invece vi sentite in vena di intimità, fate il classico invito a cena. Anche qui, il tipo di pasto che proponete e il modo di ricevere gli ospiti raccontano chi siete e cosa pensate di loro.

Cenare con qualcuno vuol dire accoglierlo, permettere che veda qualcosa di voi. E’ uno scambio, una relazione reciproca in cui si dà e si riceve allo stesso tempo. “Ricevere”, dice il filosofo francese Alain Etchegoyen, “è essere attenti all’altro. Si dovrebbero invitare persone che possano amalgamarsi fra di loro, inserendo una sola coppia nuova per volta”. Cucinare, inoltre, è fondamentale. Servire agli ospiti pietanze preparate in casa rivela attenzione al loro gusto e cura per l’ospite.

Se volete essere informali, potete optare per un barbecue o una fonduta (di formaggio o di carne). In occasioni del genere, l’importante è stare insieme. Sono inviti che possono essere fatti anche all’ultimo momento e consentono di non mettere un impegno eccessivo nella preparazione del cibo. Basta procurare gli ingredienti e mettersi a tavola. La fonduta, inoltre, grazie al tempo lento di cottura, favorisce la conversazione. Ottimo, come accompagnamento, un vassoio di verdure con il pinzimonio.

Cercate di abbinare un buon vino e di preparare la tavola con cura. Essere informali è un conto. Costringere gli amici ad addentare un pezzo di carne intero o mettere i piatti di plastica, “che tanto siamo fra noi” è sciatto, molto più che pratico.

Se, infine, avete optato per la cena casalinga, cercate di scegliere con cura i cibi che cucinate. Non vale, per nessun motivo al mondo, la prevaricazione. Se al vostro invitato non piace il pesce, evitate di cucinarlo lo stesso e di servirlo accompagnato da un “come lo faccio io non l’hai mai mangiato. Non si sente quasi il sapore di pesce!”. Cercate di cucinare cose semplici, che vi vengano bene. Gli ospiti non sono delle cavie su cui provare la nuova ricettina irresistibile che vi ha consigliato l’amica. Provatela voi, prima.

Se la trascuratezza, che fa sentire l’ospite non desiderato e non importante, è pericolosa, evitate anche l’eccesso opposto. Non servono camerieri con lunghi guanti bianchi, né cibi dai nomi impronunciabili. Dovete cercare di far sentire l’altro a proprio agio. Se avete come ospite un raffinato viaggiatore, non servitegli la trippa della nonna su piatto acquistato con i bollini della spesa. Né proponete manicaretti della novelle couisine ai bambini in visita. Il cibo, come uno strumento, va accordato con l’ospite.

Chi serve piatti esotici rivela un animo aperto, sensibile. Informatevi, però, prima sull’apertura mentale degli ospiti. I pregiudizi sono da combattere, ma non con la violenza. E se è vero che il buon gusto è una questione di apprendimento e che non tutti ne sono forniti, cercate di imitare il filosofo Alain Etchegoyen: “Mi considero un pedagogo culinario. Osservo e mi interrogo. Come è fatto un cibo? Da dove viene? Cosa racconta? Quando ho ospiti, cerco di far vivere la diversità delle sensazioni, di far uscire dall’omogeneità”.

Altrimenti, esistono ottimi servizi di catering.

Fiammetta Scharf

Fonte:www.wellme.it

domenica 7 febbraio 2010

W l'amore!

Saltare il pranzo fa male all’amore
Secondo gli esperti la tavola e il letto sono strettamente collegati. Saltare il pranzo e scombinare i propri ritmi alimentari può portare a vere e proprie defaillance nella vita sessuale.

Chiedete a un gruppo di esperti nutrizionisti e sessuologi del rapporto tra eros, cibo e abitudini alimentari, ne otterrete una risposta quasi unanime.

Secondo il 65% degli esperti, infatti, la tavola e il letto sono strettamente collegati.

Chi segue un'alimentazione corretta, regolare e bilanciata ha una vita di coppia migliore, tanto che, secondo il 38% dei medici, l’intensità e frequenza dei rapporti può arrivare a raddoppiare. E gli esperti parlano di coppia perchè queste regole valgono tanto per lui quanto per lei.

E’ quanto emerge da uno studio promosso da Vie del gusto, diretto da Domenico Marasco.

Cibarsi in maniera disordinata può, infatti, determinare un eccesso calorico in fasi della giornata che non lo richiedono e magari una carenza energetica quando servirebbe. Esagerare, ad esempio a cena, perche' si e' saltato il pranzo, potrebbe avere degli effetti disastrosi sul feeling sotto le lenzuola a causa di uno stato di pesantezza e sonnolenza post-pasto.

Ma se la quantità è importante, non gioca un ruolo marginale nemmeno la qualità dei cibi che consumiamo. Infatti, secondo il 27% degli studiosi basta seguire i dettami della dieta mediterranea per essere degli ottimi amatori.
Al di là degli elementi nutritivi, ci sono altri aspetti del cibo che stimolano l'eros come l'aroma, la cromia, la consistenza e l'abbinamento tra sapori differenti.

Secondo il 59% degli esperti, infatti, i cibi speziati e aromatici, stimolando il senso dell'olfatto, stuzzicano voglie amorose nella coppia.
I colori dei cibi e i diversi accostamenti assumono un'importanza rilevante per la voglia di intimità tra i partner.

Anche mangiare cibi che richiedono l'uso delle mani, essendo uno dei nostri istinti primordiali, stimola il contatto fisico.
Infine, variare e abbinare sapori diversi durante lo stesso pasto crea piacevoli effetti al gusto, aumentando il desiderio sessuale.

di Ernesto Vania
Febbraio 2010 Teatro Naturale n. 5 Anno 8

mercoledì 3 febbraio 2010

Salute

Pentole antiaderenti e pfoa: oltre al rischio tumore in pericolo la tiroide
L' utilizzo delle pentole antiaderenti nuoce alla salute. Ora oltre agli studi sul rischio cancro, si profilano nuove patologie a danno della tiroide. Lo studio ha infatti dimostrato che livelli elevati di questa sostanza nel sangue sono collegati a un maggior rischio di sviluppare malattie alla tiroide.

Una sostanza chimica trovata nelle pentole antiaderenti è associata alle malattie della tiroide.

Una sostanza chimica trovata nelle pentole antiaderenti e nelle confezioni di alcuni prodotti alimentari è associata alle malattie della tiroide. Queste le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Exeter e pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives. La sostanza in questione è il 'Pfoa' acido perfluorottanico e si trova quasi dappertutto in casa.

Gli effetti della Pfoe: cancro e malattie della tiroide

Precedenti studi l'hanno collegato al rischio cancro. Ora è stata nuovamente messa sul banco degli imputati. Lo studio ha infatti dimostrato che livelli elevati di questa sostanza nel sangue sono collegati a un maggior rischio di sviluppare malattie alla tiroide. Il rischio è raddoppiato per le donne in quanto sono più sensibili ai problemi alla tiroide. Pfoa è utilizzata dalle industrie nei prodotti di consumo più diffusi ed è una sostanza che diventa instabile ad alte temperature. Può entrare nell'organismo tramite ingestione o attraverso la respirazione. E non c'è modo per eliminarla dal sangue. "Si è sospettato a lungo che le concentrazioni di Pfoa - ha spiegato l'epidemiologo David Melzer - potrebbero essere legate a cambiamenti nei livelli degli ormoni tiroidei. La nostra analisi mostra che nella popolazione adulta 'ordinaria' vi è un solido legame statistico tra concentrazioni più elevate di Pfoa nel sangue e malattie della tiroide". Tuttavia, molti altri esperti non hanno trovato alcuna associazione.

Preoccupazioni per Pfoa e anche per una sostanza simile, Pfos, sono state sollevate nel 1990 e hanno portato i capi della sicurezza degli Stati Uniti a collegarli al cancro. I produttori hanno poi deciso di eliminarle entro il 2015. Ora i ricercatori britannici hanno analizzato i dati provenienti da ricerche effettuate dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. I campioni analizzati sono stati prelevati su quasi 4 mila adulti tra il 1999 e il 2006. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che quelli che avevano il 25 per cento in più di concentrazione di Pfoa avevano oltre il doppio delle probabilità di sviluppare malattie alla tiroide rispetto agli individui che invece avevano un livello del 50 per cento più basso di concentrazione di Pfoa

Le donne sono più a rischio.

Lo studio ha anche mostrato che le donne sono più a rischio degli uomini. Precedenti studi condotti sugli animali hanno dimostrato che questi composti possono influenzare il normale comportamento del sistema ormonale tiroideo. Quest'ultimo è essenziale per mantenere la frequenza cardiaca, per regolare la temperatura corporea e supportare altre funzione dell'organismo, incluso il metabolismo, la riproduzione, la digestione e la salute mentale. Le pentole antiaderenti contengono il pfoa una sostanza che attacca la tiroide "I nostri risultati - ha detto Tamara Galloway, docente di Ecotossicologia presso la University of Exeter e una delle autrici dello studio - evidenziano una reale necessità di ulteriori ricerche sugli effetti per la salute umana dell'esposizione a basso livello di sostanze chimiche presenti nell'ambiente, come Pfoa ,che sono onnipresenti nelle case delle persone".

Fonte: salute.agi.it

martedì 2 febbraio 2010

Gas Serra

McDonald's studia come ridurre i gas serra... bovini.

Dal re dei Fast Food e degli Hamburger, uno studio sulle modalità per ridurre le emissioni di metano dovute agli animali allevati per produrre le famose "polpette".

La McDonald's, seguendo i suggerimenti del ministro britannico dell'Ambiente, Hilary Benn, sta studiando come limitare le emissioni di metano determinate dalle flatulenze delle 350 mila mucche che ogni anno vengono trasformate in fast food. Si calcola che le flatulenze dei bovini rappresentino il 4% delle emissioni nocive della Gran Bretagna e che produrre hamburger comporti l'emissione di 3,1 chili di CO2.

Chissà dove andremo a finire...