mercoledì 22 giugno 2011

E.coli, allevamenti intensivi e antibiotici

L’uso continuo di antibiotici negli allevamenti minaccia la salute umana

Di Adriana Doicaru – Agerpress Medipedia.ro Tratto da http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8490


Mentre l'Europa e negli Stati Uniti devono affrontare la minaccia di organismi che sono resistenti agli antibiotici, l’edizione del venerdì del quotidiano “The Independent” ha riportato che negli ultimi dieci anni tra gli agricoltori del Regno Unito è fortemente aumentato l'uso di farmaci che rischiano di sviluppare ceppi letali, che vanno a indebolire la possibilità dei medicinali di curare le malattie. 
Negli ultimi dieci anni è aumentato fino a un massimo di otto volte l’utilizzo negli allevamenti di tre classi di antibiotici ritenuti dall’OMS "di notevole importanza per la salute umana": le cefalosporine, i macrolidi e fluourochinoloni. Nello stesso periodo, il numero di animali è diminuito del 27% nei suini, del 10% nei bovini e dell’11% negli uccelli.
Gli esperti dicono che l'agricoltura intensiva, che alleva migliaia di animali in condizioni di ristrettezza di spazio per la pressione esercitata sui prezzi dalle grandi catene di supermercati, consente all'infezione di diffondersi più rapidamente e necessità sempre di una quantità maggiore di antibiotici. L'impiego diffuso degli antibiotici negli animali da allevamento viene riconosciuto come un fattore importante nel facilitare lo sviluppo di batteri resistenti.
Il mese scorso, gli scienziati britannici hanno identificato un nuovo tipo di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, che è stato per la prima volta rintracciato in un gran numero di animali nelle fattorie britanniche. Anche se questo organismo può essere distrutto con la pastorizzazione, si teme che possa diffondersi dai bovini agli esseri umani. 
I geni resistenti che fanno parte del corredo del ceppo tossico di E. coli possono trasferirsi ai ceppi residenti nell’uomo. La Germania è stata lo scorso mese il centro di diffusione di un virulento ceppo di E. coli resistente agli antibiotici, che ha ucciso 39 persone e ne ha causato il ricovero di altre 3300: anche la sua propagazione è stata attribuita a un uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti.
Questo sviluppo sottolinea la minaccia globale portata dalla diffusione di organismi che non rispondono ai farmaci esistenti. Si stima che nell’Unione Europea ogni anno muoiano circa 25.000 persone a causa di infezioni batteriche che sono resistenti agli antibiotici, secondo i dati dell'OMS. 
Gli ultimi dati rilasciati di venerdì dall’Health Protection Agency britannica mostrano un forte aumento dei batteri resistenti ai carbapenemici, un nuovo tipo di antibiotico potente, tanto da essere diventato un "problema globale di salute pubblica". Gli organismi resistenti sono stati per la prima volta individuati nel 2003 e in ben cinque casi nel 2007. Nel 2011 sono stati identificati fino a maggio 657 casi, una cifra doppia del totale del 2010. Alcuni pazienti hanno contratto una setticemia mortale.
L’HPA, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) e gli scienziati indipendenti hanno messo in guardia sulla connessione tra l'uso delle moderne cefalosporine e l'incidenza di MRSA. Il consumo dei farmaci era legato alla presenza di organismi resistenti negli animali allevate, tra cui l’E. coli e la salmonella. Mark Holmes, docente di medicina veterinaria presso l'Università di Cambridge che ha guidato la ricerca sul nuovo tipo di MRSA, ha dichiarato: "Le cefalosporine sono tra gli antibiotici più efficienti e moderni e sono molto usati negli animali da allevamento. Forse dovremmo tornare a usarle solamente per gli esseri umani.''
La Norvegia, la Danimarca e la Svezia stanno introducendo normative severe sull'uso di antibiotici negli animali da allevamento, che richiederanno una diagnosi specifica da effettuare con prove di laboratorio per dimostrare quale tipo di antibiotico sia necessario. Ma in Gran Bretagna questi farmaci sono comunemente usati per evitare la mastite ai bovini, un'infezione della mammella che si verifica più frequentemente negli animali munti in modo eccessivo.
Secondo le parole di Holmes: "Siamo l'unico paese dell'Unione Europea che consente alle aziende farmaceutiche di vendere antibiotici direttamente agli agricoltori. Penso che sia ragionevole aspettarsi che le autorità debbano limitarne la vendita alle persone. Ci sono 18.000 i produttori di latte e molti a malapena riescono a guadagnarsi da vivere; per questo, andare da loro e dirgli di smettere di utilizzare gli antibiotici è ridicolo. Le autorità dovrebbero essere pronte a intervenire e dovrebbero trovare il modo migliore per proteggere gli allevamenti dai ceppi resistenti agli antibiotici."
Soil Association” ha ''chiesto'' di porre fine all'uso routinario degli antibiotici negli allevamenti da latte e l'introduzione di test completi dell’MRSA per gli animali da allevamento, per i lavoratori agricoli, per il latte e la carne.
Richard Young, consulente per le politiche per l'associazione, ha detto che il uso sempre più diffuso degli antibiotici è stato causato dalle esigenze innaturali dell'agricoltura intensiva: "Il problema di fondo è che i supermercati vedono gli animali solo come ingranaggi di un processo industriale. I margini di profitto sono incredibilmente stretti. La maggior parte di questi problemi possono essere evitati con processo meno intensivi, in modo che gli animali rimangano naturalmente sani."
Gli scienziati hanno allertato sulla resistenza agli antibiotici da decenni, ma il problema si è acutizzato proprio quando il rilascio di nuovi farmaci è diminuito in modo sostanziale. In occasione di un incontro tenuto il mese scorso, l'OMS ha avvertito che l'uso sconsiderato degli antibiotici potrebbe far ritornare il pianeta alla condizione esistente prima della loro scoperta.
Un progetto di legge è stato presentato giovedì nel Senato USA per incoraggiare lo sviluppo di nuovi antibiotici contro le infezioni che resistono ai farmaci esistenti

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sabato 18 giugno 2011

Fosfati nei detersivi, STOP!

La UE mette al bando i fosfati dai detersivi per il bucato. Dal 2015 stop anche nei detersivi per lavastoviglie
Addio fosfati anche neidetersivi domestici per lavastoviglie entro il 2015. E' quanto ha stabilito il Parlamento Europeo, che oggi ha detto stop a tali sostanze anche per lavare i piatti, oltre che per il bucato.
Tale decisione presa oggi dalla Commissione sicurezza, ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha di fatto approvato la proposta di vietare l'uso di fosfati nei detersivi per il bucato per uso domestico a partire dal 1°gennaio 2013 di cui già vi avevamo parlato. Il comitato esaminatore ha però inserito all'interno della direttiva anche gli emendamenti che estendono le restrizioni sul divieto dei fosfati e composti del fosforo ai detersivi domestici per lavastoviglie a partire dal 2015.
Il problema dei fosfati, com'è stato già spiegato, non è da sottovalutare poiché tali sostanze rilasciate nelle acque provocano la proliferazione delle alghe, ossia l'eutrofizzazione, chiamata in alcuni casa anche"marea rossa" o "marea verde". E ciò comporta dei rischi per le altre forme di vita acquatiche. Le fonti principali di scarico dei fosfati nelle acque superficiali sono l'agricoltura e delle acque reflue. I detergenti sono al terzo posto, ma occorre intervenire comunque.
Per quanto riguarda l'uso industriale, inoltre, la Commissione sarà tenuta a valutare, entro la fine del 2016, due elementi: in primo luogo, se il divieto e la limitazione dovrebbe essere esteso anche ai fosfati utilizzati nell'industria e dall'altro, se il limite di concentrazione di fosforo potrebbe essere ulteriormente ridotto per il bucato per uso domestico e per i detersivi per lavastoviglie.
Infine, secondo l'Ue, il volume di fosfati che entrano nei mari provenienti da fonti diverse dai detergenti dovrà essere tagliato anche più drasticamente, al fine di proteggere l'ambiente marino.

Francesca Mancuso

greenme.it

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domenica 12 giugno 2011

Men at home work

What will people think if I'm a househusband?
Dear Coleen, My wife wants to go back to work after maternity leave and for me to stay at home to look after our son, who is 10 months old. It makes sense because she's the main breadwinner and earns a lot more money than I do. With childcare being so expensive, it works better financially for me to stay at home.
The only thing is, I'm worried about what my family and friends will think of me being a stay-at-home dad. And will being a househusband make me any less of a man?
Coleen says..
No, absolutely not! Things have changed so much - C in my mother's day there was no such thing as a househusband but these days it's really not that unusual.
Whatever your mates say, it's the sensible thing to do because your wife earns more money. They're probably just jealous - C I bet there are a few of them who would love to be in your position!
Stop thinking about your mates because this is your life and not theirs. What you'll realise when you're a full-time dad is that there is no harder job in the world than caring for your child.
It's not the easy option but it's the most sensible for you and it means you'll be financially better off.
And remember, it's not for ever. Your son will start nursery or school and you'll soon be free to get back into the world of work.


¡¡www.mirror.co.uk
 (Pic: Getty)

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martedì 7 giugno 2011

Il sole e la luce

Giornate luminose

Come non sprecare le sei settimane piú luminose dell’anno, per imparare a curare la vista utilizzando la luce naturale del sole.
 Di Rishi Giovanni Gatti, giornalista, presidente del consiglio direttivo della Associazione Vista Perfetta

Le sei settimane a cavallo del solstizio d’estate (21 giugno) sono le più luminose dell’intero anno solare e non dovrebbero andare sprecate: per guarire la vista con i metodi naturali originarî del Dott. Bates è un imperativo categorico ritornare a essere amici della piena luce solare nel massimo del suo splendore.  Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non può essere fatto dall’oggi al domani, masono necessari alcuni giorni, o mesi, per effettuare un percorso graduale, intelligente e individualizzato di auto-trattamento oculare prima di poter guardare il sole di mezzogiorno senza crearsi problemi all’occhio, anzi traendone grande beneficio. Il guaio è che nella vita civilizzata di oggigiorno quasi tutti hanno perso la loro abitudine al contatto naturale e salutare con la luce solare. Riflettiamo: per quanto tempo nell’arco delle ultime ventiquattrore o dell’ultima settimana chiunque di noi ha avuto modo di esporre gli occhi al sole anche solo per fare una passeggiata all’aperto? Pochissimi, quasi nessuno.  Di giorno, siamo di solito in automobile, dietro a vetri ingannevoli e filtranti, oppure siamo nei mezzi pubblici di trasporto, ben nascosti e stipati, oppure in casa o in ufficio, sempre dietro a tende e schermi di ogni tipo, oppure indossiamo occhiali scuri perché la luce ci dà proprio un fastidio fisico insopportabile. Di notte, al contrario, anziché riposarci, indugiamo su schermi elettronici auto-illuminati che hanno bisogno della penombra per essere visti bene, e ci costringono così a vivere in una “contraddizione di fondo” tra luce ambientale (scarsa) e luce emessa dal dispositivo (forte) che il nostro organismo apparentemente tollera bene, ma in realtà ci costa una grande fatica.
È sempre più necessario, dunque, ricuperare un corretto rapporto con la luce solare naturale, sfruttando le sei settimane che abbiamo davanti senza sprecare l’occasione che ci viene rinnovata ogni dodici mesi di vita.
Per esempio, al mattino presto, appena alzati, sarebbe molto utile rivolgersi verso il sole, ancòra basso all’orizzonte, per esporre la parte bianca dell’occhio guardando in basso, per alcuni minuti, inizialmente con un occhio alla volta, e poi, nei giorni seguenti, se lo si può fare senza il benché minimo fastidio, con i due occhi insieme. Continuando, nell’arco della giornata, si potrà provare a guardare direttamente il sole a occhi chiusi, per diversi minuti, per poi arrivare finalmente al tramonto, quando sarà forse possibile provare a gettare un rapido sguardo a occhi aperti, lampeggiando e sbattendo le palpebre, prima guardando nella zona vuota a lato del disco solare, nel cosiddetto campo eccentrico, ben distanti, e poi sempre più in vicinanza al sole vero e proprio, preparandosi lentamente a godersi il tramonto direttamente, dondolando il sole stesso con oscillazioni sempre meno ampie ma distinte.
A questo proposito, il Dott. Bates, prendendo, forse, spunto dalle scoperte sulla “fototerapia” conseguite dal medico italiano Dott. Antonino Sciascia di Canicattì sin dal 1892, inventò, nei primi anni del secolo scorso, uno strumento denominato “La Lente Solare del Dott. Bates” per focalizzare i raggi del sole direttamente sulla sclera dell’occhio mentre il paziente guardava il più possibile in basso (nascondendo la pupilla sotto la palpebra inferiore). In questo modo il Dott. Bates utilizzava gli effetti terapeutici della luce per calmare la mente, essendo che i curativi raggi luminosi penetrando nell’occhio indirettamente, raggiungevano i centri visivi cerebrali senza creare alcun fastidio alla rètina, dato che la pupilla e il cristallino non venivano minimamente interessati dal transito della luce. Dopo alcune sedute, il paziente che prima era terrorizzato dal sole splendente ora poteva tranquillamente alzarsi e camminare in piena luce senza subire il benché minimo abbagliamento, e, al contrario, con grande beneficio anche per il suo difetto visivo iniziale.
In tempi moderni, appare sempre più urgente rivolgersi alla forza curativa dl sole per aiutarsi nel proprio cammino di guarigione dei difetti visivi, per due motivi sostanziali: 
1) il sole è necessario alla vita umana, giacché chi vive al buio diventa cieco e muore; 
2) la forte luce solare è un ottimo mezzo per capire se la nostra mente è a riposo o se siamo “sotto stress”, ovvero:  se, uscendo in istrada all’aria aperta dopo una giornata passata in un ufficio al chiuso, dovessimo sentire fastidio e paura della luce solare, e a causa di ciò dovessimo strizzare gli occhi o nasconderli dietro a lenti scure, allora questo significherebbe che siamo ben oltre al limite di tensione e nervosismo che il nostro organismo può sopportare e dovremmo, per questi motivi, prenderci una pausa tassativa al fine di riposare e rilassarsi.  Così facendo, nel corso di alcune settimane, lo sperimentatore scoprirà che passare una mezz’ora o più all’aria aperta e in piena luce sarà diventata una abitudine irrinunciabile, proprio come il respirare.  Per concludere, è importante notare che le giornate nuvolose sono ancora più preziose per curare il fastidio della luce solare perché in queste condizioni di luce attenuata ma di ampii spazî disponibili per vagare con lo sguardo nel cielo o all’orizzonte, è molto più facile tenere gli occhi ben aperti e godersi lo spettacolo senza alcun timore.
Durante i Gruppi di Studio della Associazione Vista Perfetta (http://www.vistaperfetta.it) viene sempre riservato un congruo periodo di tempo per discutere di queste tematiche tra i varii partecipanti e permettere di condividere così “alla luce del sole” le proprie esperienze di guarigione, così come viene spiegato nei testi originarî del Dott. Bates e dei suoi più stretti e fedeli collaboratori. La Casa Editrice Juppiter Consulting Publishing Company® di Milano diffonde questi testi attraverso questo stesso sito oppure tramite il suo sito ufficiale http://www.sistemabates.it,al quale rimandiamo per ulteriori approfondimenti.

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domenica 5 giugno 2011

Come ti senti oggi?

Sei carota, uovo oppure caffè?

Una giovane ragazza venne dalla madre per lamentarsi di come la vita fosse così dura per lei. Non sapeva più come cavarsela e aveva tanta voglia di piantare tutto; era stanca di combattere con le vicende della vita. Sembrava che, appena un problema era risolto, un altro ne sorgesse a complicare le cose.

La madre la portò in cucina. Riempì tre tegamini di acqua e li depose sul gas a fuoco alto. Presto l’acqua cominciò a bollire.
Nel primo mise una carota, nel secondo un uovo, e nel terzo una manciata di chicchi di caffè macinati.
Li lasciò bollire per un certo tempo senza dire niente.

Dopo circa venti minuti spense il fuoco. Tirò fuori la carota e la depose su un piattino. Così fece anche con l’uovo, e versò il caffè, filtrandolo, in una tazza.
Rivolgendosi poi alla figlia, le chiese: “Dimmi cosa vedi.”
“Una carota, un uovo e del caffè”, rispose la figlia.
La madre le disse di avvicinarsi e di toccare la carota. Lo fece e notò che era soffice.
Poi la madre le disse di prendere in mano l’uovo e di romperlo.
Dopo averlo tolto il guscio, notò l’uovo indurito dalla bollitura.
Poi la madre disse alla figlia di sorseggiare il caffè.
La ragazza cominciò a sorridere al contatto con il ricco aroma del liquido che beveva.
Poi, chiese alla madre: “Che cosa significa tutto questo?”
La madre le spiegò che ognuna delle tre cose aveva dovuto far fronte alla stessa avversità: l’acqua bollente.
E ognuna di esse aveva reagito in modo diverso.

La carota era entrata nell’acqua forte e dura. Ma dopo aver lottato con l’acqua bollente, si era rammollita e indebolita
.
L’uovo era entrato nell’acqua fragile. Il guscio sottile proteggeva il suo interno liquido, ma dopo aver lottato con l’acqua bollente si era indurito.

Il caffè macinato, invece, si era comportato in modo del tutto unico. Dopo essere stato gettato nell’acqua bollente,
esso aveva agito sull’acqua e l’aveva trasformata!

‘Con quale di questi tre ti identifichi’, chiese la madre alla figlia?
‘Quando l’avversità bussa alla tua porta, come rispondi? Ti comporti come la carota, come l’uovo o come i grani di caffè macinati?
Chiediti sempre ‘a quale di questi tre rassomiglio’?

Sono come la carota che sembra forte e dura, poi a causa della sofferenza e dell’avversità divento soffice e rammollita e perdo la mia forza?

Sono come l’uovo che all’inizio ha un cuore tenero e malleabile, ma cambia con il calore? Avevo un buon carattere e un’indole serena, poi a causa di una sofferenza causata dalla morte di una persona cara o da una depressione, una transazione finanziaria andata male o qualche altra prova, sono diventato indurito e gelido? Forse il mio guscio sembra sempre lo stesso, ma all'interno mi sento amareggiato e indurito, con uno spirito arido e un cuore duro?

Oppure, sono come il caffè macinato? Se guardi bene, esso cambia l’acqua, cioè proprio quelle circostanze che gli procurano sofferenza. Quando l’acqua si scalda, il caffè comincia a emanare il suo aroma e la sua fragranza.
Se sei come il caffè, quando le cose cominceranno ad andarti male, tu diventerai migliore e cambierai la situazione che ti concerne.

Quando ti senti male, e le prove della vita sembrano essere enormi, cerchi di elevarti ad un altro livello?
Come ti comporti nelle avversità? Sei come una carota, un uovo o come i grani di caffè macinato?

Possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte, e abbastanza sofferenze da farti rimanere umano, e abbastanza speranza da renderti felice.

Le persone più felici non sono quelle che hanno il meglio di tutto; Sono quelle che sanno tirare il meglio da quello che la vita riserva loro. Il futuro più luminoso sarà sempre basato su un passato dimenticato; non puoi avanzare nella vita se non lasci andare gli sbagli del tuo passato e tutto quello che ti fa soffrire nel profondo


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